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lunedì 18 maggio 2015

Vincenzo De Luca, interprete del rinnovamento

De Luca parla della fine di un’ideologia molto particolare, di una canzone di Pino Daniele alla quale si è ispirato e spiega il cosiddetto rinnovamento coi fichi secchi.

Intervistatore: La prima domanda è, per così dire, imposta dalle circostanze: cosa pensa di Mussolini?
De Luca: Mettiamo subito le carte in tavola, vuole farmi un’intervista, da galantuomo a galantuomo, o vuole tendermi un agguato?
I: Nessun agguato. Le ponevo questa domanda in riferimento all’ammiratore del Duce che è tra i candidati che la sostengono. A questi si è aggiunto pure l’endorsement di Tilgher, rappresentante di spicco del neofascismo italiano. La mia domanda mirava soltanto a comprendere come lei si spiega tali adesioni.
D: Me le spiego in una maniera molto semplice: con la fine delle ideologie.
I: Ciò vuol dire che secondo lei la fine delle ideologie vada intesa anche come fine della decenza?
D: Senz’altro! Anche la decenza, se ci riflette un po’, si può considerare un’ideologia o, comunque, collegata a delle ideologie. È bene dunque che anch’essa venga messa definitivamente da parte. Mettiamoci una pietra sopra sulle ideologie e pure sulla decenza e guardiamo avanti.
I: Anche i fascisti in lista vanno bene dunque?
D: Vanno bene perché si sono messi alle spalle il loro passato e si sono avvicinati alle nostre idee.
I: Veramente, non sembra che si siano messi molto alle spalle. Quanto all’avvicinamento, il discorso che fanno è che sia piuttosto lei ad essersi avvicinato a loro.
D: Questo è un effetto ottico che deriva dal movimento, come quando alla stazione parte il treno che sta nel binario accanto.
I: Capisco. Fascisti a parte, anche gli altri candidati che l’accompagnano in questa avventura non trasmettono proprio un’idea di omogeneità, ma fanno pensare a un variopinto carrozzone.
D: Stanno lì a rappresentare la varietà della nostra cultura. Napule è mille culure, cantava il nostro caro Pino, il mio è una specie di remix Campania è mille culure.
I: Non teme, per rimanere al testo originale, le mille paure degli elettori?
D: Perché mai?
I: Su De Mita aveva detto che è un problema che dura da quarant’anni?
D: Sì, l’ho detto e non lo rinnego.
I: Anche perché c’è il filmato.
D: Appunto, c’è il filmato.
I: E allora come si concilia questa sua dichiarazione con l’alleanza che ha stretto con lui?
D: Si concilia… si concilia col fatto che ormai ha quasi novant’anni. Quanto può durare ancora, quattro, cinque anni? E se è stato un problema per quarant’anni non saranno questi quattro o cinque anni a cambiare la sostanza delle cose, non crede? Che facciamo, dopo quarant’anni dobbiamo risolvere il problema proprio alla vigilia di queste elezioni?!
I: E il rinnovamento del quale tanto ha parlato che fine fa?
D: Guagliò, tu fai le cose col materiale che hai. Se hai solo fichi secchi, il matrimonio lo fai coi fichi secchi.

I: Quindi possiamo definire il suo un rinnovamento coi fichi secchi?
D: Bravo! Questo è!
I: Allora in sintesi qual è la differenza tra lei e il suo rivale?
D: La differenza è che il mio rivale è candidato in una lista che non mi sostiene.
I: E poi?
D: E poi basta! Perché, le sembra poco?
I: Non mi sembra nemmeno molto. Vuole dire che se Caldoro si fosse ritirato e avesse sostenuto la sua candidatura sarebbe diventato un buon amministratore?
D: Non buono, ottimo!
I: E si sarebbe pure potuto candidare con lei?
D: Ovvio, avrebbe potuto fare una sua lista Caldoro per De Luca.
I: Saviano afferma che nelle liste che la sostengono c’è Gomorra. Cosa risponde?
D: Nelle liste che mi sostengono c’è Gomorra.
I: Conferma le accuse di Saviano?
D: No, sto pensando cosa posso rispondere.
I: Ebbene, cosa vuole rispondere?
D: Io rispetto Saviano perché rispetto tutti quanti, ma Gomorra non l’ho vista. Quello che posso rispondere per rassicurarlo è che quando la vedrò le farò passare un brutto quarto d’ora.
I: Il procuratore antimafia ha lanciato un appello molto chiaro. Meglio qualche voto in meno piuttosto che mettere in lista degli impresentabili.
D: Non mi sorprende, lui non è candidato.
I: Significa che la vittoria viene prima dell’etica e della lotta all’illegalità?
D: Caro mio, se non vinco non posso fare niente. È ovvio che la vittoria viene prima di tutto. Comunque, non voglio alimentare questa polemica. Ho detto chiaramente e lo ripeto che se uno ritiene alcuni candidati nelle liste che mi sostengono impresentabili, può non votarli.
I: Non le sembra una maniera troppo comoda di risolvere la questione?
D: No, è lei che pensa male. In questo modo io punto sulla maturità dell’elettore. Se l’elettore vuole, può scegliere la gente perbene. Ma se è immaturo e sceglie gli impresentabili, voterebbe il mio rivale e io rischierei di perdere per la sua immaturità, quindi mi devo premunire. Lo capisce, no?, gli impresentabili sono come un’assicurazione per non farti fregare qualora l’elettore non si dimostrasse all’altezza di scegliere la persona perbene.
I: Mah, mi pare una giustificazione un po’ barocca. Negli ultimi giorni sono emersi anche altri episodi discutibili, suo figlio che ha beneficiato di consulenze di aziende che hanno lavorato per il comune e in ultimo anche un condannato in primo grado per violenze su minori. Tanto per non farsi mancare nulla, verrebbe da dire.
D: Lo capiscono anche i sassi che siamo di fronte a una macchinazione.
I: Vuol dire che c’è qualcosa che non corrisponde al vero?
D: No, ma c’è l’intento di screditarmi con notizie vere.
I: Beh, riferire notizie vere sarebbe il lavoro dei giornalisti.
D: Sì, sarebbe… ma quando l’intento è screditare l’avversario anche la verità diventa tendenziosa.
I: Vabbe’… concludendo, mi può spiegare perché ha scelto come slogan “mai più ultimi” e non, per esempio, “finalmente primi”?
D: A questa domanda, per scaramanzia, preferisco rispondere a fine mandato.

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